L’importanza della prevenzione

COS’E’ LA SALUTE?

Definizione OMS: La salute è uno stato di benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia, che dipende da molti fattori tra i quali la genetica, lo stile di vita e l’ambiente sociale e fisico in cui un individuo vive. Il comportamento che maggiormente lede alla salute è la sedentarietà, ovvero l’assenza di sufficiente movimento.

Il comportamento che maggiormente lede alla salute è la sedentarietà

Un concetto che viene sempre enfatizzato e portato avanti in quest’opera di sensibilizzazione è quello di prevenzione che come la stessa etimologia indica, significa arrivare prima, in campo sanitario, della malattia. Spesso però questa parola viene associata agli screening come la mammografia, il PAP test, analisi di routine, elettrocardiogramma, colonscopia, test genetici, radiografie ecc., ad esami quindi che cercano di individuare la patologie nelle sue fasi iniziali e non prevenirla in senso stretto. Riflettendo quindi sul valore di questa giornata e sull’importanza nel sensibilizzare ancor di più le persone, mi piacerebbe andare oltre e parlare di prevenzione come strategia per evitare la malattia o ritardare il più possibile la sua insorgenza.

Quali sono oggi le principali cause di morte? Al primo posto troviamo le malattie cardiovascolari ed al secondo i tumori! La prevenzione su entrambe queste due importanti cause di morte, si concentra sugli screening e come ho già affermato, sul cercare di diagnosticare per tempo la problematica e quindi intervenire farmacologicamente o chirurgicamente; è infatti chiaro che la stessa terapia ad esempio per il tumore al colon, ha un effetto totalmente diverso in termini di sopravvivenza a 10 anni, se rivolta ad uno stadio 1 rispetto ad uno stadio 4 in cui miliardi di cellule tumorali sono già disseminate.

Dal punto di vista di sensibilizzazione quali sono le strategie applicate? Attualmente ci si concentra nel cercare di informare la popolazione sull’importanza degli screening e dei controlli periodici, ma a mio avviso poco sull’educare la popolazione sul come poter evitare che queste due prime cause di morte si presentino precocemente. L’educazione in tal senso dovrebbe essere affidata a politiche informazionali che coinvolgano le scuole, la televisione, i posti di lavoro affiancati ovviamente da tecnici sanitari.

…prevenzione che come la stessa etimologia indica, significa arrivare prima, in campo sanitario, della malattia

Come poter procrastinare la malattie cardiovascolari ed i tumori ed espandere la durata di vita in salute? Tutti sappiamo che il movimento e l’alimentazione incidono su entrambe le problematiche ma non tutti associano la quotidianità del nostro stile di vita all’insorgenza di malattie che spesso si manifestano dopo i 50 -60 anni.

La scienza ci viene incontro e studiando per esempio l’elite degli atleti, ci dice che questi vivono mediamente molto più a lungo ed in salute rispetto ai sedentari, ci dice anche che una persona non sportiva dopo i 65 anni, che comincia a praticare movimento in modo costante, allunga la sua aspettativa di vita di molto. I meccanismi fisiologici che spiegano questi dati, sono tanti, ma per sintetizzare, possiamo dire che sono legati ad una maggiore efficienza metabolica a livello cellulare, cioè ad una maggiore capacità di ogni singola cellula di gestire le risorse di energia e gli scarti derivati dall’utilizzo dei carburanti cellulari.

gli atleti vivono mediamente molto più a lungo ed in salute rispetto ai sedentari

Ma quali carburanti utilizzano le nostre cellule? Domanda che spesso rivolgo ai miei pazienti ed ai quali sono solito spiegare con un’analogia: siamo come una macchina ibrida che può utilizzare due carburanti, nel nostro caso sono i carboidrati (zuccheri) ed i grassi le nostri fonti di energia; l’evoluzione ha dato ad entrambi un ruolo, fornire il substrato per la produzione di energia (ATP), che è essenziale a tutte le forme biologiche nello svolgimento di qualsiasi attività metabolica e quindi per vivere. Ma ovviamente l’evoluzione ha consentito che i ruoli si diversificassero, permettendo ai carboidrati di poter essere immagazzinati sotto forma di glicogeno nei muscoli e nel fegato e di poter essere utilizzati rapidamente quando ad esempio dovevamo scappare in fretta da un predatore, ed ai grassi di poter essere immagazzinati nelle cellule adipose e di poter essere utilizzati lentamente per esempio quando eravamo soliti compiere 40000 passi al giorno per cacciare i grandi erbivori o durante i periodi di scarsità di cibo.

La capacità dei muscoli e del fegato di immagazzinare glicogeno è molto inferiore rispetto alla capacità del tessuto adiposo di immagazzinare grasso, infatti anche il più magro dei maratoneti possiede una quantità di grasso che gli consentirebbe di sopravvivere a digiuno anche per un mese! Il grasso è il substrato energetico che ha permesso all’Homo Sapiens ed anche ad altre forme biologiche presenti in natura (esempio uccelli migratori, balene, orsi….) di non estinguersi durante le carestie, nel corso della nostra storia evolutiva di Sapiens lunga circa 200.000 anni.

Ma perché è importante conoscere i nostri carburanti in relazione a queste due prime cause di mortalità? Come già accennato, gli atleti e le persone moderatamente allenate, hanno una maggiore efficienza metabolica, definita come flessibilità metabolica cioè capacità a livello cellulare di poter utilizzare i carboidrati ed i grassi in maniera più specifica e più adatta al compito richiesto; ad esempio chi vince il Tour de France si è visto possedere una incredibile capacità nell’utilizzo dei grassi e del lattato (derivato dall’utilizzo dello zucchero nel processo di glicolisi anaerobica) molto maggiore rispetto ad una persona sedentaria e ancor di più ad un paziente affetto da sindrome metabolica o da tumore; si è visto possedere un maggior numero di mitocondri (organelli intracellulari all’interno dei quali si produce la maggior parte delle molecole di energia ATP), ed anche una maggiore qualità funzionale degli stessi. La scienza sta sempre più studiando e capendo il ruolo svolto da questi incredibili organelli, che in origine erano batteri indipendenti e che si sono adattati da circa 4 miliardi di anni a vivere all’interno di cellule più grandi svolgendo il ruolo di centrale energetica, e sta capendo ad esempio che esiste un rapporto inversamente proporzionale tra funzionalità mitocondriale e insorgenza di malattie cardiovascolari, tumorali e neurologiche.

Ma lo studio degli atleti ci dice già che il movimento aumenta l’efficienza mitocondriale e quindi torniamo al concetto di movimento come prevenzione, come strumento per migliorare la modalità con la quale ogni singola nostra cellula è in grado di utilizzare i carburanti per funzionare al meglio. In particolare sappiamo che l’allenamento in Zona 2, (ad esempio correre, allenarsi ad un passo non troppo leggero, che consenta di parlare ma senza essere in affanno) è quello che ha il maggior impatto sul miglioramento mitocondriale, si è visto che bastano 30 minuti 3 volte a settimana praticati con costanza per ottenere questo effetto.

lo studio degli atleti ci dice già che il movimento aumenta l’efficienza mitocondriale e quindi torniamo al concetto di movimento come prevenzione

Quali i principali drivers tumorali? L’eziologia tumorale è ovviamente multifattoriale e molto complessa e diversa per tipo di tumore, ma oggi sappiamo che solamente il 5% di pazienti con tumore, possiede mutazioni genetiche germinali (cioè mutazioni che avvengono nei geni delle cellule da cui ha origine una nuova vita e quindi ereditabili), il restante 95% di pazienti con tumore possiede mutazioni genetiche somatiche (cioè che avvengono in qualsiasi altra cellula del corpo e non ereditabili) e determinate da fattori ambientali. Ma quali sono i più importanti fattori che aumentano il rischio di queste mutazioni somatiche e quindi il rischio di ammalarsi di tumore? Il fumo, l’alcool e l’obesità sono i tre principali, ma mentre i primi due sono maggiormente associati dalla popolazione generale al rischio tumori, grazie alle campagne informative adottate, l’obesità non viene ancora largamente considerata un potente fattore di rischio tumorale dalla persona comune, ma solo considerata una problematica estetica. Sappiamo oggi che il meccanismo con il quale l’obesità aumenta il rischio tumori è legato all’infiammazione e ad un fenomeno chiamato insulino-resistenza, lo stesso fenomeno che è presente nel diabete di secondo tipo. L’insulina è l’ormone che permette allo zucchero presente nel sangue di entrare all’interno delle cellule per poter essere utilizzato come carburante o immagazzinato come glicogeno e ogni volta che ingeriamo un pasto questo ormone si alza per compensare l’innalzamento della glicemia, ma si alzerà maggiormente se ingeriamo un pasto con prevalenza di carboidrati rispetto ad un pasto in cui prevalgono le proteine o meno ancora se a prevalere sono i grassi. Nell’insulino-resistenza l’insulina comincia a non funzionare più come dovrebbe ed i tessuti cominciano a diventare appunto resistenti a questo ormone con conseguente innalzamento della glicemia. Questo fenomeno si istaura però dopo 20-30-40 anni di innalzamento continuo e costante di questo ormone “iperinsulinemia”, dovuto ad una alimentazione sbilanciata in carboidrati, ad una mancanza di movimento, di educazione alimentare ed al continuo bombardamento di messaggi pubblicitari riguardanti cibi gustosi, raffinati e pieni di zucchero.

Come è possibile allora ridurre l’insulino-resistenza? Ancora una volta la risposta è più semplice di quanto si possa pensare: movimento e nutrizione sana. Il movimento infatti aumenta la sensibilità insulinica permettendo a questa di funzionare meglio, i muscoli sono quindi come dei contenitori per lo zucchero, questo può essere utilizzato o immagazzinato evitando così il suo innalzamento nel sangue, iperglicemia. L’alimentazione gioca ovviamente il suo peso, basta infatti togliere il cibo spazzatura e ridurre soprattutto nelle persone non sportive e sedentarie, la quantità di carboidrati ingerita, privilegiando una quantità sufficiente di proteine per poter mantenere la massa muscolare ed un corretto apporto di grassi non idrogenati, per poter contrastare questo fenomeno sempre più in aumento.

Concludendo questo lungo articolo, credo che il concetto che debba passare così come anche provo a spiegare ai miei pazienti, sia quello che per vivere una vita sana e lunga è fondamentale capire la forte associazione esistente tra stile di vita e salute e solo così possiamo cominciare a mettere in atto misure che possano realmente giocare un importante ruolo preventivo!

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